

Mi ritrovo in Libano dopo un breve soggiorno italiano, che dire, non va, non va proprio. Mi sento persa, non ho più punti di riferimento. Prima giravo a sinistra dopo il cartellone "sois belle et vote". Seguivo dritto seguendo le immagini di "forza", un po' troppa, e a destra si andava per un "sois egale et vote". Ora non vedo più i faccioni delle supergnocche che mi dicono di essere bella intelligente e quindi mi invitano a votare per il 14 o l'8 marzo. Con un po' di sollievo poiché il mio femminismo poco femminista stava iniziando a trovarsi a disagio. Mancano, inoltre, i faccioni degli uomini politici sorridenti per tutti i palazzi del Paese, e come ne abbiamo esperienza, gli uomini politici non sono mai belli e questa peraltro sarebbe la loro mancanza minore. Stranetto anche non vedere più quella che ormai sento come la mia migliore amica, sempre in giro con me a Ashrafie: più piccola di me è la più giovane parlamentare nella storia del Libano. Non credo lo sia perché figlia di un noto giornalista ucciso da un attentato. In Libano - come in Italia - clientelismo, nepotismo, corruzione, non rientrano nel gioco elettorale e lo spazio è dato a tutti solo per meritocrazia. Viva i paesi felici e democratici. Viva il migliore dei mondi possibili.

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