domenica 20 settembre 2009

In treno...

Si vede che viaggiare ispira lo scrivere...chissà....
Comunque sia mi ritrovo oggi in treno, circondato dalle campagne mantovane-cremonesi-milanesi bagnate da una pioggia incessante che stà durando tutto il viaggio...spero almeno che smetta quando arriverò (e se arriverò!!) a Milano Centrale perchè non ho l'ombrello!

Oggi i pensieri vanno ai miei compagni di avventura che come me sono stati in giro per mezzo mondo a svolgere il Servizio Civile. Purtroppo quest'anno è volato e mentre ero in R.Moldova non ho avuto molto occasione (anche per pigrizia) di sentirli e scambiare opinioni! Per questo non vedo l'ora di rivederli in queste ultime giornate che trascorreremo assieme a Villapanzone, riempiendo con fiumi di parole i cartelloni che l'area internazionale ha già predisposto da mesi.

Tanti sono ancora i dubbi e le domande: chi porta i materassini?? Chi va a fare la spesa?? Chi prepara la cena di oggi?? Chi va a ritirare i soldi?? Chi e a che ora arriva la gente??

Nonostante queste "difficoltà" sono sicuro c'è la caveremo come al solito e spero che esca il sole in modo da fare le riunioni all'aperto e non davanti al camino!





Lorenzo

lunedì 14 settembre 2009

In aeroporto....

Sono in aeroporto che aspetto il mio volo che mi riporterà in Italia dopo un anno di Servizio Civile in R.Moldova.
Volevo approffitare di questo momento di attesa (e dell'ottima connessione wireless aeroportuale) per scrive probabilmente l'ultimo post moldavo.

Oggi gli ultimi saluti in ufficio e devo ammettere che sono proprio imbarazzante nei saluti, non sapevo che dire, troppe cose giravano per la testa...me la sono cavata condividendo alcuni cioccolatini e una bottiglia di spumante assieme ai miei colleghi!!
Vivendo questa partenza mi vengono in mente tantissimi ricordi:
- il primo arrivo a Chisinau, di notte, un'odore strano, Elisa e Igor che ci hanno accolto...
- i kilometri macinati in macchina, nelle strade più o meno asfaltate della Moldova
- i tantissimi progetti che abbiamo visto, l'impegno e la forza che ci mettono questi moldavi per cambiare il loro paese
- i colleghi di Diaconia, che senza di loro non avremmo saputo come fare!
- l'appartamento sociale, con le ragazze beneficiarie che ne hanno fatte di cotte e di crude
- il Cantiere della Solidarietà, 15 giorni da non dimenticare!
- il campo estivo con Don Davide e i suoi mille scherzi
- la nostra casa a Chisinau, dove per andare in bagno devi aprire e chiudere l'acqua ogni volta.
- lo Sport in Parrocchia con il suo fondatore Stefano.
- le feste moldave, cibo e vino a volontà!
- la sauna, grande invenzione.
- i report e la contabilità, che fatica.....e non è ancora finita...

giovedì 10 settembre 2009

L'ultima fatica!!!

Oggi altro giorno di lavoro a Diaconia, che ha sede a Chisinau, R.Moldova.

Abbiamo fatto la verifica col partner locale del Cantiere della Solidarietà.
Assieme ai 4 responsabili dei villaggi, sedi dei campi di lavoro che hanno visto protagonisti 19 ragazzi italiani assieme ad altrettanti giovani moldavi, abbiamo discusso e messo in comune le nostre impressioni e quelle dei volontari italiani a riguardo dei giorni trascorsi insieme durante il Cantiere.


Da sinistra: Gabriela di Cania, Domna Maria di Rosu, Parinte Andrei di Coscalia, Parinte Mihai di Ucrainca, Nadia, Giulia e Lorenzo.


E' stato un incontro piacevole e ricco di contenuti; ognuno dei responsabili ha raccontato come è andato il Cantiere della Solidarietà nel proprio villaggio, mostrando sia i punti deboli sia i punti forti che hanno caratterizzato il campo. In questo modo anche tutti gli altri 3 che ascoltavano hanno condiviso una piccola parte d'esperienza e hanno (speriamo) compreso la vastità e l'utilità di questo progetto (Cantiere della Solidarietà). Speriamo sia anche un modo per loro di crescere e di migliorare in modo da proporre dei Cantieri della Solidarietà ancora più belli di come lo siano stati quest'anno.

Giulia e Lorenzo hanno condotto magistralmente la riunione, mostrando serietà e professionalità, come si vede dalle foto di seguito:


Lorenzo


Giulia


Mentre Giulia e Lorenzo lavoravano la controparte locale pensava bene di distrarsi mangiando i tipici "cannoli moldavi".


Il vice direttore di Diaconia che mangia il cannolo moldavo durante la riunione


Il Direttore di Diaconia che mangia il cannolo moldavo durante la riunone



Un grazie a Gabriela, Domna Maria, Parinte Andrei, Parinte Mihai e a Diaconia, che con il loro aiuto, io e Giulia siamo riusciti nel nostro faticossissimo impegno di coordinatori!!

Lorenzo

P.S.: Giulia, che è una stakanovista, non ha voluto perdersi questo momento nonostante 2 ore dopo avesse l'aereo per l'Italia.

lunedì 7 settembre 2009

L'ultimo pranzo a Diaconia



Oggi ultimo pranzo con tutti i dipendenti di Missione Sociale Diaconia, l'ente con cui collaboriamo con il Servizio Civile all'Estero, tra poco io e Giulia torneremo in Italia e abbiamo voluto salutarli nel migliore dei modi.
Grigliata, birra e tanta simpatia a tavola!! Tanti i ricordi emersi e tante le emozioni vissute in quest'anno assieme a Diaconia!!
Grazie a tutti loro e tanti auguri di buon proseguimento di lavoro coi prossimi volontari in Serv.Civile all'Estero!!

Non sono mancati i regali tipicamente moldavi:

A Giulia è stato regalato una bella faccina ricamata a mano:


A me hanno regalato il "baciucan" (credo che sia così...)! E' una spece di martello, usato nel passato nelle terre moldavo come arma di battaglia e rappresenta la Forza Maschio, solo i Maschi veri possono averlo...e io c'è l'ho!!!
Nadia mi raccontava che c'è la leggenda che i maschi più forti di un tempo lanciavano in aria questo martello e dopo 3 giorni ricadeva a terra! Proverò anche io...


Grazie Diaconia!

Lorenzo

domenica 6 settembre 2009

Maffi in Georgia..

5 settembre

Poche righe prima di provare a prendere un po’ di sonno per dirvi che:
Italia-Georgia è stata una partita noiosissima.


Stamattina (lunedì per chi legge) alle 4.40 si parte.

Elisa ha mangiato una quantità industriale di semi di girasole, il signore seduto accanto a me ha attaccato bottone dal 20’ al fischio finale (il bignami del luogo comune), Ettore (che ringraziamo per aver retto un ambrosiano e mezzo per una settimana) era ko per una probabile intossicazione alimentare, la giovane tifosa della fila di sotto non ha smesso un attimo di applaudire, urlare, ballare, suonare la trombetta e incitare la squadra di casa. Questo fino al gol di Kaladze. Poi è stato il delirio. Lo stadio ha iniziato a maledire in ordine: l’autore della doppietta italiana, il milan, l’arbitro, Lippi, le mamme di tutti,… Ma insomma! E noi che c’eravamo preparati con un inconfondibile segnale di riconoscimento per amici e parenti da mostrare alla telecamera in ogni occasione?



Alla fine è finita, indovinate un po’, con una gran bevuta finale mentre i tifosi (50.000) tornavano a casa ancora un po’ sospettosi per gli insperati regali del capitano georgiano.

Bene. Il bilancio è positivo e quindi, chiudo il racconto con un bel DIDI MADLOBA SAKARTVELO. Penso che ci rivedremo presto!

Sergio

sabato 5 settembre 2009

Sergio in Gruzija

4 settembre

Cari amici,
oggi lascerò parlare le immagini (banale escamotage tipicamente usato da chi scrive sdraiato sul letto con il portatile sulle ginocchia certo che il risparmio energetico spenga il pc poco dopo aver sentito russare l’utilizzatore).



Giornata dedicata alla visita dei progetti di Caritas Georgia a Tbilisi. Non è una novità per chi viaggia con occhi attenti che le gradi città, soprattutto se turistiche, nascondano sotto il tappeto i poveri e le situazioni di degrado. Entrare nella casa (foto) degli anziani, ammalati o disabili assistiti amorevolmente dalle infermiere e dai volontari di CG è imbarazzante, ma ti aiuta prepotentemente a ricordare che gli ultimi ti chiamano in causa personalmente. Ogni giorno, oltre a ricevere decine e decine di visite presso il poliambulatorio della Caritas, gli operatori e i volontari si recano al domicilio di chi non può più alzarsi dal letto (e quindi mangiare, lavarsi, vestirsi , curarsi autonomamente) e che lo Stato, oggi i benpensanti direbbero il welfare state, non si può permettere di aiutare.



E poi: comunità per minori, centro di aggregazione giovanile (laboratori di inglese, informatica, danza, icone, tessile, marionette,…), mensa per i poveri (700 pasti al giorno), centro diurno per anziani, falegnameria, autofficina..



CG c’è. E c’è provando a non fare assistenzialismo.

Kaka. Oggi è tornato titolare. L’autofficina, che offre borse lavoro ai ragazzi del CAG, ha anche un autolavaggio. Dovevate vedere la soddisfazione nei suoi occhi quando la macchina è tornata bianca!



Per Maffi (Paolo, avvisalo tu con comodo…) Stairway to heaven è una delle preferite di Kaka e qui non c’è nessun palinsesto che ce la interrompe prima di arrivare al minuto 8. Questa sì che è intercultura!


Sergio

ancora un po' di Perù...



Aneta Kudzia

*“Nel mezzo del cammin del nostro cantiere *....

...*Ci ritrovammo per la sierra oscura*

*Che la diritta via non era asfaltata” (e a dirla tutta non era neanche
diritta..)*

Dante a parte…Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio e volevamo *
compartir* con voi alcune delle tante gioie, emozioni, difficoltà e
avventure vissute insieme!

Un ringraziamento speciale al Sergente Garcia (il mitico Massimo) e al suo
dolce amorcito (Pilar), a Padre Ambrosio (uno dei pochi italiani amanti
dell’Inca Kola), a Padre Antonio (il coinquilino dalle mille storie e
conoscenze) e a Carmen (la nostra cocinera di fiducia).



Ogni mattina alle 8.15 le nostre strade si separavano: c’era chi si
lasciava condurre da Jesùs (il taxista dalle mille macchine) e chi seguiva
la *carretera* che conduce alla saggezza, *l’asilo de los adultos mayores*.

Iniziamo dai *pequenitos…*

Il nostro arrivo al centro era carico di baci e abbracci stritolanti che
quotidianamente ci hanno accompagnato, regalati con disarmante spontaneità e
simpatia. Le nostre mattine si sono divise tra colori, giochi, canti, balli…
ma anche terapie e momenti di conoscenza della realtà circostante passando
di casa in casa con l’assistente sociale. Uno dei momenti più carichi di
emozioni e sorrisi è sicuramente il *paseo* alla *playa* per far volare *las
cometas (aquiloni)*! Tutti a correre dietro a un filo per farlo volare
sempre più alto, le risate dei bambini e noi che torniamo bambini con loro,
divertendoci più di loro!

Intanto ….

Carichi di sorrisi, idee e borse piene di regali ci si presentava ogni
giorno dagli *Abuelitos *(i nonnini) , un posto dove le sorprese non sono
mai mancate… siamo stati travolti dalla loro eterna giovinezza, erano forse
i protagonisti della versione peruana del film *Cocoon*? Torniamo a casa
con mille domande ricevute: ma in Italia fa freddo? Avete le Ande? A Roma ci
sono ancora i gladiatori? Sai chi era il Papa nel ’47? E molte molte altre
domande che ci han resi consapevoli di non esser in grado di partecipare a
“chi vuol esser milionario”, ma indubbiamente ci hanno regalato un tuffo nel
fantastico mondo della interculturalità. Ogni giorni venivamo accolti dai
loro sorrisi e dalla loro simpatia e gioia di vivere che ci hanno regalato
fin dal primo giorno in cui gli abbiamo conosciuti ! La loro semplicità e
gioia nell’affrontare la vita quotidiana è unica e da ammirare …

Torniamo con i loro sorrisi ed abbracci nel cuore…

Finalmente arriva anche l’ora del pranzo e ci ritroviamo tutti insieme,
affamati, a gustare un ottimo mix di *comida* peruana/italiana!

Non pensate che nella *tarde* non avessimo nulla da fare … siamo passati da
problemi di matematica con logica peruana, a giochi di gruppo con un fiume
di bambini che non aspettavano altro che l’arrivo del *carro* di Maximo.. da
bandiera con squadre infinite a partite a *Kondor *affollatissime*.*

Fortunatamente non sono mancate nemmeno le gite!!

Non vogliamo dimenticare inoltre tutti gli altri special guests incontrati
lungo il cammino, con cui abbiamo condiviso pranzi, chiacchierate, idee,
vissuti e che ci hanno dato modo di confrontarci e di scoprire meglio noi
stessi. *Gracias a todos ! *

*Con nel cuore i sorrisi e i volti di tutte le persone incontrate ci
prepariamo al nostro rientro, dopo un lunghissimo viaggio……*



p.s. Per il prossimo cantiere a Huacho consigliamo di non transitare per
Caracas dove la cuenta è molto salata e le valigie vagano qua e là…

Aneta Kudzia
cantiere Perù





venerdì 4 settembre 2009

Sergio in Ossezia

3 settembre,Tshinkvali

Caro lettore,

hai presente la setazza che ti prende quando il tasso alcoolico ha raggiunto il livello massimo sopportabile dal tuo corpo? Ecco, quella. In russo si dice “susgnac” (libera traslitterazione dell’autore) che fa rima con cognac. Ma ne parliamo dopo.

Dopo due giornate da titolare, oggi il mister ha giustamente concesso a Kaka il meritato riposo e ha deciso di giocare il suo ruolo scendendo in campo. P. Witold è da molti anni il direttore di Caritas Georgia, anzi per essere precisi, è il fondatore. Dopo la colazione, ci attende nella sua auto che, invece di emanare un’essenza disgustosa dall’arbre magique, avvolge gli assonnati ospiti di un profumo di pane appena sfornato: lungo il percorso che ci porterà a Gori (città che ha dato i natali a Stalin), incontreremo alcune famiglie colpite dalla guerra che ancora oggi, e chissà per quanto tempo ancora, non vedono da tempo un tozzo di pane.



Non è difficile comprendere quando sei arrivato al confine con l’Ossezia: la polizia, o meglio, i militari “travestiti” da poliziotti, ci fermano ad un paio di posti di blocco, inizi a vedere i fuoristrada degli osservatori (letterale, no comment) della Comunità europea e soprattutto le case distrutte dai bombardamenti. Tshinkvali, “capitale” di uno stato riconosciuto solo dalla Russia e dal Nicaragua (!!!), si vede ad occhio nudo, ma i sacchi di terra che danno forma alla trincea georgiana, impediscono il passaggio a chiunque. Dal conflitto dello scorso agosto nessuno può passare dall’altra parte, dove militari russi fanno sventolare la propria bandiera accanto a quella ossetina.



L’incontro con le famiglie del villaggio di Ergenti è doloroso: tutto è stato bruciato, saccheggiato, distrutto. La guerra non fa prigionieri. Ma le donne che ricevono le pagnotte con le lacrime agli occhi (Caritas Georgia ha distribuito lamiere per i tetti, materassi, prodotti alimentari a lunga conservazione, legna per l’inverno,…) non ci permettono di proseguire il viaggio a mani vuote: ora la nostra macchina profuma di mele, pere, nocciole, pesche.



Caritas Ambrosiana, insieme ad altri donatori del Network, ha contribuito alla costruzione di una scuola materna che sta prendendo forma. L’asilo accoglierà 100 bambini provenienti dai villaggi di confine e permetterà alla gente di incontrarsi nella sala della comunità. La direttrice dell’asilo ci ringrazia e guardando il tetto terminato con grande sorpresa del direttore, già immagina l’allegro vociare dei bimbi. Il direttore dei lavori vuole festeggiare e ci invita a pranzo. Il viso di P.Witold si fa cupo e, nonostante il mio tentativo di addossare la colpa agli efficientisti ambrosiani che vogliono correre velocemente da una parte all’altra del Paese, non riesce a declinare l’invito.



Ettore ha contato 19 brindisi. In 1 ora e mezza di pranzo. L’occasione era speciale e quindi, invece del famoso e abbondante vino georgiano, abbiamo pasteggiato con il cognac.

19 brindisi. Il primo alla goccia, a stomaco vuoto. I seguenti, cercando di non svuotare troppo il bicchiere che sennò te lo riempivano immediatamente. Per fortuna che avevo il cellulare! “Isvinitie, mi chiamano dall’ufficio” ,mentre il Maffi, dall’altra parte della cornetta, se la rideva di gusto… Da segnalare che Ettore è riuscito a fare un brindisi e io pure (a S.Ambrogio…). Gli altri 17 tutti il direttore dell’impresa che rimpiangeva i bei tempi quando riusciva a bere otto (8!!!) litri di vino a pasto. Tra un brindisi e l’altro ci racconta che in Georgia ci sono 336 reliquie di S.Giorgio (ognuna custodita in una chiesa diversa). San Giorgio è molto venerato e merita un brindisi per ogni pezzo di sé che ha lasciato in questo mondo.



Vi lascio con questa storia che giustifica ampiamente l’amore per la tavola dei georgiani.

“Mentre Dio distribuiva terre a tutti i popoli del mondo, i georgiani erano impegnati, come al solito, in una gigantesca tavolata. Essi arrivarono in ritardo, come sempre, e Dio disse loro che tutte le terre erano già state assegnate. I georgiani, senza esitare, risposero che erano in ritardo solo perché avevano brindato in onore di Dio Onnipotente. Saputo ciò, Dio fu così felice che diede ai georgiani quella parte della Terra che aveva riservato per sé.”

Sergio

giovedì 3 settembre 2009

Sergio in Gürcistan

2 settembre, Samtskhe-Javakheti, Sakartvelo



Giusto per precisare: questa terra si chiama Georgia solo per una buona parte del pianeta e non per i Kartvelebi, i georgiani. Kartlos, considerato il padre di tutti i georgiani, è colui che ha suggerito il nome a questo paese. Lascio agli storici, antropologi, glottologi e agli smanettoni del web scoprire perché alcuni la chiamano Georgia, altri Gürcistan, altri ancora Gruzija.

Ma torniamo a Kaka. Oggi abbiamo viaggiato parecchio e per fortuna il mio campo visivo non era in grado di capire se il muro del suono fosse un obiettivo raggiungibile dal motore del fuoristrada, sicuramente truccato. Ma Kaka, che oggi abbiamo scoperto essere diventato felicemente nonno da pochi giorni (a 40 anni), ha pensato bene di portare a casa qualche trota fresca alla propria famigliola. E così, di punto in bianco, ha deciso di attraversare un fiume per raggiungere il simpatico venditore di pesci (vivi, ovviamente). Solo che c’era un ponte da attraversare. A piedi. E invece lui no. Lui, che è una cosa sola con il suo potente mezzo, lasciando atterrito l’equipaggio, ha chiuso gli specchietti e si è avventurato. Per la cronaca, al ritorno, abbiamo usato le nostre gambe.



La strada che porta nella regione di Samtskhe-Javakheti attraversa Gori, città pesantemente bombardata lo scorso anno e così, tra un sorpasso e l’altro, iniziamo a vedere gli insediamenti degli sfollati (che sarebbe meglio chiamare profughi). Domani dedicheremo tutta la giornata a visitare i progetti di Caritas Georgia che li riguardano, ma una foto ve la regalo in anticipo. Non servono commenti.



Finalmente arriviamo ad Arali, villaggio di 800 famiglie (qui gli abitanti non si contano), tipicamente post-sovietico. La miniera di carbone, le industrie, i caseifici, tutte le attività produttive sono fallite il giorno dopo l’indipendenza dall’URSS (Natale 1991) e così la gente sopravvive con i frutti della terra. Cavoli, patate e un po’ d’uva (che qui non manca!) servono per riempire la pancia e per guadagnare pochi lari dopo un estenuante viaggio verso la capitale. L’assistenza sanitaria è un optional per pochi: visita, farmaci, esami sono sempre a pagamento e 30 € di pensione al mese sono davvero una miseria. Il medico di Caritas Georgia si arrangia come può, ma tutti hanno una propria cartella clinica e ogni giovedì la sala d’attesa è colma.

Padre Misha, prete georgiano (rarità) da neanche 1 anno ci crede. E con l’aiuto della Provvidenza di manzoniana memoria desidera intensamente offrire ai giovani un’opportunità di incontro, di sperimentazione delle proprie capacità: laboratori informatici, tessili, lezioni di matematica, giochi. Vorrebbero essere il giusto arredo di una casa recentemente rilevata (e abitata fino a qualche settimana fa) e pensata per i 60 ragazzi tra i 16 e 25 anni e gli oltre 100 bambini minori di 16 anni che popolano Arali. Cercheremo di fare la nostra parte. Loro sono a credito da un pezzo.



Sergio

mercoledì 2 settembre 2009

Sergio in Georgia

1 settembre, Tbilisi, Georgia.



Sono quasi le 4 del mattino e a Tbilisi la temperatura dell’aria non giustifica la valigia carica di vestiti autunnali che abbiamo “generosamente” imbarcato perché il buon senso ci ricordava che avere caldo è meglio che soffrire il freddo. Oggi faceva caldo, molto caldo. E così, un po’ come Totò e Peppino che arrivano in Stazione Centrale a Milano, Elisa ed io iniziamo la nostra prima missione nella terra del vello d’oro.

Ettore (collega di Caritas Italiana) ci accoglie impeccabile (nonostante la sveglia scomoda per chiunque) e subito ci presenta Kaka. Elisa lo so: non si scrive così e chissà come si pronuncia, ma visto che si avvicina la partita che non ti aspetti, facciamo un minimo di formazione calcistica!

E’ notte fonda, anzi quasi già mattina, la città è semi-deserta ma anche Kaka deve avere fretta di tornare a casa visto che zigzagando allegramente tocca, senza fare una piega, i 140. Le emozioni qui non mancano.



Tre, quattro ore di sonno e poi si inizia. Conosciamo subito l’equipe di Caritas Georgia, la storia e le tristi vicende di conflitto (ben più antico di quello dell’agosto 2008) e i servizi che raggiungono un numero impressionante di persone. Ah, quasi dimenticavo! Kaka ci scarica e il primo profumo che sentiamo è delizioso: pane appena sfornato. Sì, perché Caritas Georgia ogni giorno sforna una quantità industriale (letterale) di pane che in parte vende ai migliori negozi e alberghi della città e in parte dona ai numerosissimi poveri che raggiunge in ogni dove.

Anche ad Isani. Vecchio ospedale in completo stato di abbandono occupato da 1 anno da circa 800 profughi (80% ossetini, 20% abkhazi) sfollati durante la guerra dei 7 giorni. Qui l’odore è meno gradevole, i colori te li devi immaginare, visto che ormai l’intonaco è a vista. Per settimane questa gente che arrivava dai villaggi non ha avuto acqua potabile, servizi igienici, elettricità. Ora qualcuno, desideroso di tornare a coltivare la propria terra, fertile e generosa, prova a far crescere qualche pomodoro, in corsia.

Colpiscono, come sempre, i disegni dei bambini che hanno raccontato la guerra dal loro punto di vista.



Oggi a Isani arrivano 200 nuovi sfollati. Qui la paura sembra non essere passata.

Sergio