mercoledì 2 settembre 2009

Sergio in Georgia

1 settembre, Tbilisi, Georgia.



Sono quasi le 4 del mattino e a Tbilisi la temperatura dell’aria non giustifica la valigia carica di vestiti autunnali che abbiamo “generosamente” imbarcato perché il buon senso ci ricordava che avere caldo è meglio che soffrire il freddo. Oggi faceva caldo, molto caldo. E così, un po’ come Totò e Peppino che arrivano in Stazione Centrale a Milano, Elisa ed io iniziamo la nostra prima missione nella terra del vello d’oro.

Ettore (collega di Caritas Italiana) ci accoglie impeccabile (nonostante la sveglia scomoda per chiunque) e subito ci presenta Kaka. Elisa lo so: non si scrive così e chissà come si pronuncia, ma visto che si avvicina la partita che non ti aspetti, facciamo un minimo di formazione calcistica!

E’ notte fonda, anzi quasi già mattina, la città è semi-deserta ma anche Kaka deve avere fretta di tornare a casa visto che zigzagando allegramente tocca, senza fare una piega, i 140. Le emozioni qui non mancano.



Tre, quattro ore di sonno e poi si inizia. Conosciamo subito l’equipe di Caritas Georgia, la storia e le tristi vicende di conflitto (ben più antico di quello dell’agosto 2008) e i servizi che raggiungono un numero impressionante di persone. Ah, quasi dimenticavo! Kaka ci scarica e il primo profumo che sentiamo è delizioso: pane appena sfornato. Sì, perché Caritas Georgia ogni giorno sforna una quantità industriale (letterale) di pane che in parte vende ai migliori negozi e alberghi della città e in parte dona ai numerosissimi poveri che raggiunge in ogni dove.

Anche ad Isani. Vecchio ospedale in completo stato di abbandono occupato da 1 anno da circa 800 profughi (80% ossetini, 20% abkhazi) sfollati durante la guerra dei 7 giorni. Qui l’odore è meno gradevole, i colori te li devi immaginare, visto che ormai l’intonaco è a vista. Per settimane questa gente che arrivava dai villaggi non ha avuto acqua potabile, servizi igienici, elettricità. Ora qualcuno, desideroso di tornare a coltivare la propria terra, fertile e generosa, prova a far crescere qualche pomodoro, in corsia.

Colpiscono, come sempre, i disegni dei bambini che hanno raccontato la guerra dal loro punto di vista.



Oggi a Isani arrivano 200 nuovi sfollati. Qui la paura sembra non essere passata.

Sergio

1 commento:

paolo ha detto...

bei tempi quelli in cui Kaka aveva fretta di tornare a casa e zigzagava allegramente a 140, scaricando gli interisti..