giovedì 10 dicembre 2009

Ultimo giorno SCE


Non è una foto che rende molto onore alla mia bellezza...ma mi sembrava la logica continuazione del post precedente. L'emozione del ricordo di quel momento di gioia e pianto, mentre ballavo con la mia adorata Ivonne, al collo sempre l'Handala, simbolo del diritto al ritorno dei Palestinesi.

un anno che ti cambia un bel po'

Penso a questo blog ormai "defunto". Leggo e seguo con interesse il blog dei nuovi ragazzi in servizio civile perchè so che scrivere è un impegno ed è più bello sapere di essere letti. incoraggia a non smettere sotto l'ombra della delusione che quello che si fa lo si fa per niente. Ogni cosa, anche la più piccola, la più silenziosa, immobile agita il nostro io, ha degli effetti (il famosissimo effetto farfalla!). I momenti di stallo, di passaggio sono spesso i più difficili perchè non riesci a capire quale direzione stia prendendo la tua vita. Bisogna avere il coraggio di imparare anche da questi attimi, porsi nella condizione subordinata che il senso lo capiremo poi, adesso no, è troppo presto.
Riflettevo sul titolo di questo blog: servizio civile, un anno che ti cambia la vita. Bhe no, non posso dire che mi ha cambiato la vita...la guerra del 2006 in Libano, vissuta direttamente, sì ha cambiato davvero la mia vita. Ora son sempre bassina, grassottina, furuncolina con un sorriso smagliante DUrbans (sì testoline provocatrici nel 2006 ero cambiata perchè
pppure dimagrita, tié). Non posso, tuttavia, dire di non essere cambiata nel mio io profondo, meno visibile. Si, la mia vita è sempre la stessa, con i suoi alti e bassi, momenti di difficoltà, grandi riconoscimenti che derivano dalle molte persone che mi amano con tutto il loro cuore. Io, un po' cambiata lo sono. In primis, vivere ogni giorno a contatto con delle persone che hanno poco o niente, ti inserisce un microchip nel cervello chiamato "dovere morale verso di loro", di essere felice con loro, anche quando sei giù, con loro si ride. e basta.
E poi, non so perchè non so per come, ma ho imparato a capire il mio valore, ad avere più fiducia in me stessa, a far marciare la "macchina Oriana". E mi sento più donna, pronta ad essere mamma (papà tranquillo, parlo di un ipotetico futuro dopo aver trovato fidanzato, lavoro, essermi sposata a Portovenere nella chiesetta di San Pietro e aver fatto il giro del mondo in ottanta giorni insime al mio Lui).
Quindi il Servizio Civile è un'occasione, bellissima, per aiutarci a crescere, a evolvere. Dipende anche da noi, da come vogliamo affrontarla, questa magica avventura. Con emozione, responsabilità, apertura e rispetto, sarà veramente un anno capace di cambiarti un po', in meglio.

domenica 4 ottobre 2009

FOLLOW THE WOMEN

“One little person giving all of her time to peace makes news. Many people giving some of their time can make history” Peace Pilgrim (1908 - 1981)

FOLLOW THE WOMEN 2009:
www.followthewomen.com

COS'è? una manifestazione internazionale di donne in bicicletta per la pace in Medio Oriente, che si svolgerà dall'8 al 22 ottobre attraverso Libano, Syria, Giordania, Palestina, Israele.

domenica 20 settembre 2009

In treno...

Si vede che viaggiare ispira lo scrivere...chissà....
Comunque sia mi ritrovo oggi in treno, circondato dalle campagne mantovane-cremonesi-milanesi bagnate da una pioggia incessante che stà durando tutto il viaggio...spero almeno che smetta quando arriverò (e se arriverò!!) a Milano Centrale perchè non ho l'ombrello!

Oggi i pensieri vanno ai miei compagni di avventura che come me sono stati in giro per mezzo mondo a svolgere il Servizio Civile. Purtroppo quest'anno è volato e mentre ero in R.Moldova non ho avuto molto occasione (anche per pigrizia) di sentirli e scambiare opinioni! Per questo non vedo l'ora di rivederli in queste ultime giornate che trascorreremo assieme a Villapanzone, riempiendo con fiumi di parole i cartelloni che l'area internazionale ha già predisposto da mesi.

Tanti sono ancora i dubbi e le domande: chi porta i materassini?? Chi va a fare la spesa?? Chi prepara la cena di oggi?? Chi va a ritirare i soldi?? Chi e a che ora arriva la gente??

Nonostante queste "difficoltà" sono sicuro c'è la caveremo come al solito e spero che esca il sole in modo da fare le riunioni all'aperto e non davanti al camino!





Lorenzo

lunedì 14 settembre 2009

In aeroporto....

Sono in aeroporto che aspetto il mio volo che mi riporterà in Italia dopo un anno di Servizio Civile in R.Moldova.
Volevo approffitare di questo momento di attesa (e dell'ottima connessione wireless aeroportuale) per scrive probabilmente l'ultimo post moldavo.

Oggi gli ultimi saluti in ufficio e devo ammettere che sono proprio imbarazzante nei saluti, non sapevo che dire, troppe cose giravano per la testa...me la sono cavata condividendo alcuni cioccolatini e una bottiglia di spumante assieme ai miei colleghi!!
Vivendo questa partenza mi vengono in mente tantissimi ricordi:
- il primo arrivo a Chisinau, di notte, un'odore strano, Elisa e Igor che ci hanno accolto...
- i kilometri macinati in macchina, nelle strade più o meno asfaltate della Moldova
- i tantissimi progetti che abbiamo visto, l'impegno e la forza che ci mettono questi moldavi per cambiare il loro paese
- i colleghi di Diaconia, che senza di loro non avremmo saputo come fare!
- l'appartamento sociale, con le ragazze beneficiarie che ne hanno fatte di cotte e di crude
- il Cantiere della Solidarietà, 15 giorni da non dimenticare!
- il campo estivo con Don Davide e i suoi mille scherzi
- la nostra casa a Chisinau, dove per andare in bagno devi aprire e chiudere l'acqua ogni volta.
- lo Sport in Parrocchia con il suo fondatore Stefano.
- le feste moldave, cibo e vino a volontà!
- la sauna, grande invenzione.
- i report e la contabilità, che fatica.....e non è ancora finita...

giovedì 10 settembre 2009

L'ultima fatica!!!

Oggi altro giorno di lavoro a Diaconia, che ha sede a Chisinau, R.Moldova.

Abbiamo fatto la verifica col partner locale del Cantiere della Solidarietà.
Assieme ai 4 responsabili dei villaggi, sedi dei campi di lavoro che hanno visto protagonisti 19 ragazzi italiani assieme ad altrettanti giovani moldavi, abbiamo discusso e messo in comune le nostre impressioni e quelle dei volontari italiani a riguardo dei giorni trascorsi insieme durante il Cantiere.


Da sinistra: Gabriela di Cania, Domna Maria di Rosu, Parinte Andrei di Coscalia, Parinte Mihai di Ucrainca, Nadia, Giulia e Lorenzo.


E' stato un incontro piacevole e ricco di contenuti; ognuno dei responsabili ha raccontato come è andato il Cantiere della Solidarietà nel proprio villaggio, mostrando sia i punti deboli sia i punti forti che hanno caratterizzato il campo. In questo modo anche tutti gli altri 3 che ascoltavano hanno condiviso una piccola parte d'esperienza e hanno (speriamo) compreso la vastità e l'utilità di questo progetto (Cantiere della Solidarietà). Speriamo sia anche un modo per loro di crescere e di migliorare in modo da proporre dei Cantieri della Solidarietà ancora più belli di come lo siano stati quest'anno.

Giulia e Lorenzo hanno condotto magistralmente la riunione, mostrando serietà e professionalità, come si vede dalle foto di seguito:


Lorenzo


Giulia


Mentre Giulia e Lorenzo lavoravano la controparte locale pensava bene di distrarsi mangiando i tipici "cannoli moldavi".


Il vice direttore di Diaconia che mangia il cannolo moldavo durante la riunione


Il Direttore di Diaconia che mangia il cannolo moldavo durante la riunone



Un grazie a Gabriela, Domna Maria, Parinte Andrei, Parinte Mihai e a Diaconia, che con il loro aiuto, io e Giulia siamo riusciti nel nostro faticossissimo impegno di coordinatori!!

Lorenzo

P.S.: Giulia, che è una stakanovista, non ha voluto perdersi questo momento nonostante 2 ore dopo avesse l'aereo per l'Italia.

lunedì 7 settembre 2009

L'ultimo pranzo a Diaconia



Oggi ultimo pranzo con tutti i dipendenti di Missione Sociale Diaconia, l'ente con cui collaboriamo con il Servizio Civile all'Estero, tra poco io e Giulia torneremo in Italia e abbiamo voluto salutarli nel migliore dei modi.
Grigliata, birra e tanta simpatia a tavola!! Tanti i ricordi emersi e tante le emozioni vissute in quest'anno assieme a Diaconia!!
Grazie a tutti loro e tanti auguri di buon proseguimento di lavoro coi prossimi volontari in Serv.Civile all'Estero!!

Non sono mancati i regali tipicamente moldavi:

A Giulia è stato regalato una bella faccina ricamata a mano:


A me hanno regalato il "baciucan" (credo che sia così...)! E' una spece di martello, usato nel passato nelle terre moldavo come arma di battaglia e rappresenta la Forza Maschio, solo i Maschi veri possono averlo...e io c'è l'ho!!!
Nadia mi raccontava che c'è la leggenda che i maschi più forti di un tempo lanciavano in aria questo martello e dopo 3 giorni ricadeva a terra! Proverò anche io...


Grazie Diaconia!

Lorenzo

domenica 6 settembre 2009

Maffi in Georgia..

5 settembre

Poche righe prima di provare a prendere un po’ di sonno per dirvi che:
Italia-Georgia è stata una partita noiosissima.


Stamattina (lunedì per chi legge) alle 4.40 si parte.

Elisa ha mangiato una quantità industriale di semi di girasole, il signore seduto accanto a me ha attaccato bottone dal 20’ al fischio finale (il bignami del luogo comune), Ettore (che ringraziamo per aver retto un ambrosiano e mezzo per una settimana) era ko per una probabile intossicazione alimentare, la giovane tifosa della fila di sotto non ha smesso un attimo di applaudire, urlare, ballare, suonare la trombetta e incitare la squadra di casa. Questo fino al gol di Kaladze. Poi è stato il delirio. Lo stadio ha iniziato a maledire in ordine: l’autore della doppietta italiana, il milan, l’arbitro, Lippi, le mamme di tutti,… Ma insomma! E noi che c’eravamo preparati con un inconfondibile segnale di riconoscimento per amici e parenti da mostrare alla telecamera in ogni occasione?



Alla fine è finita, indovinate un po’, con una gran bevuta finale mentre i tifosi (50.000) tornavano a casa ancora un po’ sospettosi per gli insperati regali del capitano georgiano.

Bene. Il bilancio è positivo e quindi, chiudo il racconto con un bel DIDI MADLOBA SAKARTVELO. Penso che ci rivedremo presto!

Sergio

sabato 5 settembre 2009

Sergio in Gruzija

4 settembre

Cari amici,
oggi lascerò parlare le immagini (banale escamotage tipicamente usato da chi scrive sdraiato sul letto con il portatile sulle ginocchia certo che il risparmio energetico spenga il pc poco dopo aver sentito russare l’utilizzatore).



Giornata dedicata alla visita dei progetti di Caritas Georgia a Tbilisi. Non è una novità per chi viaggia con occhi attenti che le gradi città, soprattutto se turistiche, nascondano sotto il tappeto i poveri e le situazioni di degrado. Entrare nella casa (foto) degli anziani, ammalati o disabili assistiti amorevolmente dalle infermiere e dai volontari di CG è imbarazzante, ma ti aiuta prepotentemente a ricordare che gli ultimi ti chiamano in causa personalmente. Ogni giorno, oltre a ricevere decine e decine di visite presso il poliambulatorio della Caritas, gli operatori e i volontari si recano al domicilio di chi non può più alzarsi dal letto (e quindi mangiare, lavarsi, vestirsi , curarsi autonomamente) e che lo Stato, oggi i benpensanti direbbero il welfare state, non si può permettere di aiutare.



E poi: comunità per minori, centro di aggregazione giovanile (laboratori di inglese, informatica, danza, icone, tessile, marionette,…), mensa per i poveri (700 pasti al giorno), centro diurno per anziani, falegnameria, autofficina..



CG c’è. E c’è provando a non fare assistenzialismo.

Kaka. Oggi è tornato titolare. L’autofficina, che offre borse lavoro ai ragazzi del CAG, ha anche un autolavaggio. Dovevate vedere la soddisfazione nei suoi occhi quando la macchina è tornata bianca!



Per Maffi (Paolo, avvisalo tu con comodo…) Stairway to heaven è una delle preferite di Kaka e qui non c’è nessun palinsesto che ce la interrompe prima di arrivare al minuto 8. Questa sì che è intercultura!


Sergio

ancora un po' di Perù...



Aneta Kudzia

*“Nel mezzo del cammin del nostro cantiere *....

...*Ci ritrovammo per la sierra oscura*

*Che la diritta via non era asfaltata” (e a dirla tutta non era neanche
diritta..)*

Dante a parte…Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio e volevamo *
compartir* con voi alcune delle tante gioie, emozioni, difficoltà e
avventure vissute insieme!

Un ringraziamento speciale al Sergente Garcia (il mitico Massimo) e al suo
dolce amorcito (Pilar), a Padre Ambrosio (uno dei pochi italiani amanti
dell’Inca Kola), a Padre Antonio (il coinquilino dalle mille storie e
conoscenze) e a Carmen (la nostra cocinera di fiducia).



Ogni mattina alle 8.15 le nostre strade si separavano: c’era chi si
lasciava condurre da Jesùs (il taxista dalle mille macchine) e chi seguiva
la *carretera* che conduce alla saggezza, *l’asilo de los adultos mayores*.

Iniziamo dai *pequenitos…*

Il nostro arrivo al centro era carico di baci e abbracci stritolanti che
quotidianamente ci hanno accompagnato, regalati con disarmante spontaneità e
simpatia. Le nostre mattine si sono divise tra colori, giochi, canti, balli…
ma anche terapie e momenti di conoscenza della realtà circostante passando
di casa in casa con l’assistente sociale. Uno dei momenti più carichi di
emozioni e sorrisi è sicuramente il *paseo* alla *playa* per far volare *las
cometas (aquiloni)*! Tutti a correre dietro a un filo per farlo volare
sempre più alto, le risate dei bambini e noi che torniamo bambini con loro,
divertendoci più di loro!

Intanto ….

Carichi di sorrisi, idee e borse piene di regali ci si presentava ogni
giorno dagli *Abuelitos *(i nonnini) , un posto dove le sorprese non sono
mai mancate… siamo stati travolti dalla loro eterna giovinezza, erano forse
i protagonisti della versione peruana del film *Cocoon*? Torniamo a casa
con mille domande ricevute: ma in Italia fa freddo? Avete le Ande? A Roma ci
sono ancora i gladiatori? Sai chi era il Papa nel ’47? E molte molte altre
domande che ci han resi consapevoli di non esser in grado di partecipare a
“chi vuol esser milionario”, ma indubbiamente ci hanno regalato un tuffo nel
fantastico mondo della interculturalità. Ogni giorni venivamo accolti dai
loro sorrisi e dalla loro simpatia e gioia di vivere che ci hanno regalato
fin dal primo giorno in cui gli abbiamo conosciuti ! La loro semplicità e
gioia nell’affrontare la vita quotidiana è unica e da ammirare …

Torniamo con i loro sorrisi ed abbracci nel cuore…

Finalmente arriva anche l’ora del pranzo e ci ritroviamo tutti insieme,
affamati, a gustare un ottimo mix di *comida* peruana/italiana!

Non pensate che nella *tarde* non avessimo nulla da fare … siamo passati da
problemi di matematica con logica peruana, a giochi di gruppo con un fiume
di bambini che non aspettavano altro che l’arrivo del *carro* di Maximo.. da
bandiera con squadre infinite a partite a *Kondor *affollatissime*.*

Fortunatamente non sono mancate nemmeno le gite!!

Non vogliamo dimenticare inoltre tutti gli altri special guests incontrati
lungo il cammino, con cui abbiamo condiviso pranzi, chiacchierate, idee,
vissuti e che ci hanno dato modo di confrontarci e di scoprire meglio noi
stessi. *Gracias a todos ! *

*Con nel cuore i sorrisi e i volti di tutte le persone incontrate ci
prepariamo al nostro rientro, dopo un lunghissimo viaggio……*



p.s. Per il prossimo cantiere a Huacho consigliamo di non transitare per
Caracas dove la cuenta è molto salata e le valigie vagano qua e là…

Aneta Kudzia
cantiere Perù





venerdì 4 settembre 2009

Sergio in Ossezia

3 settembre,Tshinkvali

Caro lettore,

hai presente la setazza che ti prende quando il tasso alcoolico ha raggiunto il livello massimo sopportabile dal tuo corpo? Ecco, quella. In russo si dice “susgnac” (libera traslitterazione dell’autore) che fa rima con cognac. Ma ne parliamo dopo.

Dopo due giornate da titolare, oggi il mister ha giustamente concesso a Kaka il meritato riposo e ha deciso di giocare il suo ruolo scendendo in campo. P. Witold è da molti anni il direttore di Caritas Georgia, anzi per essere precisi, è il fondatore. Dopo la colazione, ci attende nella sua auto che, invece di emanare un’essenza disgustosa dall’arbre magique, avvolge gli assonnati ospiti di un profumo di pane appena sfornato: lungo il percorso che ci porterà a Gori (città che ha dato i natali a Stalin), incontreremo alcune famiglie colpite dalla guerra che ancora oggi, e chissà per quanto tempo ancora, non vedono da tempo un tozzo di pane.



Non è difficile comprendere quando sei arrivato al confine con l’Ossezia: la polizia, o meglio, i militari “travestiti” da poliziotti, ci fermano ad un paio di posti di blocco, inizi a vedere i fuoristrada degli osservatori (letterale, no comment) della Comunità europea e soprattutto le case distrutte dai bombardamenti. Tshinkvali, “capitale” di uno stato riconosciuto solo dalla Russia e dal Nicaragua (!!!), si vede ad occhio nudo, ma i sacchi di terra che danno forma alla trincea georgiana, impediscono il passaggio a chiunque. Dal conflitto dello scorso agosto nessuno può passare dall’altra parte, dove militari russi fanno sventolare la propria bandiera accanto a quella ossetina.



L’incontro con le famiglie del villaggio di Ergenti è doloroso: tutto è stato bruciato, saccheggiato, distrutto. La guerra non fa prigionieri. Ma le donne che ricevono le pagnotte con le lacrime agli occhi (Caritas Georgia ha distribuito lamiere per i tetti, materassi, prodotti alimentari a lunga conservazione, legna per l’inverno,…) non ci permettono di proseguire il viaggio a mani vuote: ora la nostra macchina profuma di mele, pere, nocciole, pesche.



Caritas Ambrosiana, insieme ad altri donatori del Network, ha contribuito alla costruzione di una scuola materna che sta prendendo forma. L’asilo accoglierà 100 bambini provenienti dai villaggi di confine e permetterà alla gente di incontrarsi nella sala della comunità. La direttrice dell’asilo ci ringrazia e guardando il tetto terminato con grande sorpresa del direttore, già immagina l’allegro vociare dei bimbi. Il direttore dei lavori vuole festeggiare e ci invita a pranzo. Il viso di P.Witold si fa cupo e, nonostante il mio tentativo di addossare la colpa agli efficientisti ambrosiani che vogliono correre velocemente da una parte all’altra del Paese, non riesce a declinare l’invito.



Ettore ha contato 19 brindisi. In 1 ora e mezza di pranzo. L’occasione era speciale e quindi, invece del famoso e abbondante vino georgiano, abbiamo pasteggiato con il cognac.

19 brindisi. Il primo alla goccia, a stomaco vuoto. I seguenti, cercando di non svuotare troppo il bicchiere che sennò te lo riempivano immediatamente. Per fortuna che avevo il cellulare! “Isvinitie, mi chiamano dall’ufficio” ,mentre il Maffi, dall’altra parte della cornetta, se la rideva di gusto… Da segnalare che Ettore è riuscito a fare un brindisi e io pure (a S.Ambrogio…). Gli altri 17 tutti il direttore dell’impresa che rimpiangeva i bei tempi quando riusciva a bere otto (8!!!) litri di vino a pasto. Tra un brindisi e l’altro ci racconta che in Georgia ci sono 336 reliquie di S.Giorgio (ognuna custodita in una chiesa diversa). San Giorgio è molto venerato e merita un brindisi per ogni pezzo di sé che ha lasciato in questo mondo.



Vi lascio con questa storia che giustifica ampiamente l’amore per la tavola dei georgiani.

“Mentre Dio distribuiva terre a tutti i popoli del mondo, i georgiani erano impegnati, come al solito, in una gigantesca tavolata. Essi arrivarono in ritardo, come sempre, e Dio disse loro che tutte le terre erano già state assegnate. I georgiani, senza esitare, risposero che erano in ritardo solo perché avevano brindato in onore di Dio Onnipotente. Saputo ciò, Dio fu così felice che diede ai georgiani quella parte della Terra che aveva riservato per sé.”

Sergio

giovedì 3 settembre 2009

Sergio in Gürcistan

2 settembre, Samtskhe-Javakheti, Sakartvelo



Giusto per precisare: questa terra si chiama Georgia solo per una buona parte del pianeta e non per i Kartvelebi, i georgiani. Kartlos, considerato il padre di tutti i georgiani, è colui che ha suggerito il nome a questo paese. Lascio agli storici, antropologi, glottologi e agli smanettoni del web scoprire perché alcuni la chiamano Georgia, altri Gürcistan, altri ancora Gruzija.

Ma torniamo a Kaka. Oggi abbiamo viaggiato parecchio e per fortuna il mio campo visivo non era in grado di capire se il muro del suono fosse un obiettivo raggiungibile dal motore del fuoristrada, sicuramente truccato. Ma Kaka, che oggi abbiamo scoperto essere diventato felicemente nonno da pochi giorni (a 40 anni), ha pensato bene di portare a casa qualche trota fresca alla propria famigliola. E così, di punto in bianco, ha deciso di attraversare un fiume per raggiungere il simpatico venditore di pesci (vivi, ovviamente). Solo che c’era un ponte da attraversare. A piedi. E invece lui no. Lui, che è una cosa sola con il suo potente mezzo, lasciando atterrito l’equipaggio, ha chiuso gli specchietti e si è avventurato. Per la cronaca, al ritorno, abbiamo usato le nostre gambe.



La strada che porta nella regione di Samtskhe-Javakheti attraversa Gori, città pesantemente bombardata lo scorso anno e così, tra un sorpasso e l’altro, iniziamo a vedere gli insediamenti degli sfollati (che sarebbe meglio chiamare profughi). Domani dedicheremo tutta la giornata a visitare i progetti di Caritas Georgia che li riguardano, ma una foto ve la regalo in anticipo. Non servono commenti.



Finalmente arriviamo ad Arali, villaggio di 800 famiglie (qui gli abitanti non si contano), tipicamente post-sovietico. La miniera di carbone, le industrie, i caseifici, tutte le attività produttive sono fallite il giorno dopo l’indipendenza dall’URSS (Natale 1991) e così la gente sopravvive con i frutti della terra. Cavoli, patate e un po’ d’uva (che qui non manca!) servono per riempire la pancia e per guadagnare pochi lari dopo un estenuante viaggio verso la capitale. L’assistenza sanitaria è un optional per pochi: visita, farmaci, esami sono sempre a pagamento e 30 € di pensione al mese sono davvero una miseria. Il medico di Caritas Georgia si arrangia come può, ma tutti hanno una propria cartella clinica e ogni giovedì la sala d’attesa è colma.

Padre Misha, prete georgiano (rarità) da neanche 1 anno ci crede. E con l’aiuto della Provvidenza di manzoniana memoria desidera intensamente offrire ai giovani un’opportunità di incontro, di sperimentazione delle proprie capacità: laboratori informatici, tessili, lezioni di matematica, giochi. Vorrebbero essere il giusto arredo di una casa recentemente rilevata (e abitata fino a qualche settimana fa) e pensata per i 60 ragazzi tra i 16 e 25 anni e gli oltre 100 bambini minori di 16 anni che popolano Arali. Cercheremo di fare la nostra parte. Loro sono a credito da un pezzo.



Sergio

mercoledì 2 settembre 2009

Sergio in Georgia

1 settembre, Tbilisi, Georgia.



Sono quasi le 4 del mattino e a Tbilisi la temperatura dell’aria non giustifica la valigia carica di vestiti autunnali che abbiamo “generosamente” imbarcato perché il buon senso ci ricordava che avere caldo è meglio che soffrire il freddo. Oggi faceva caldo, molto caldo. E così, un po’ come Totò e Peppino che arrivano in Stazione Centrale a Milano, Elisa ed io iniziamo la nostra prima missione nella terra del vello d’oro.

Ettore (collega di Caritas Italiana) ci accoglie impeccabile (nonostante la sveglia scomoda per chiunque) e subito ci presenta Kaka. Elisa lo so: non si scrive così e chissà come si pronuncia, ma visto che si avvicina la partita che non ti aspetti, facciamo un minimo di formazione calcistica!

E’ notte fonda, anzi quasi già mattina, la città è semi-deserta ma anche Kaka deve avere fretta di tornare a casa visto che zigzagando allegramente tocca, senza fare una piega, i 140. Le emozioni qui non mancano.



Tre, quattro ore di sonno e poi si inizia. Conosciamo subito l’equipe di Caritas Georgia, la storia e le tristi vicende di conflitto (ben più antico di quello dell’agosto 2008) e i servizi che raggiungono un numero impressionante di persone. Ah, quasi dimenticavo! Kaka ci scarica e il primo profumo che sentiamo è delizioso: pane appena sfornato. Sì, perché Caritas Georgia ogni giorno sforna una quantità industriale (letterale) di pane che in parte vende ai migliori negozi e alberghi della città e in parte dona ai numerosissimi poveri che raggiunge in ogni dove.

Anche ad Isani. Vecchio ospedale in completo stato di abbandono occupato da 1 anno da circa 800 profughi (80% ossetini, 20% abkhazi) sfollati durante la guerra dei 7 giorni. Qui l’odore è meno gradevole, i colori te li devi immaginare, visto che ormai l’intonaco è a vista. Per settimane questa gente che arrivava dai villaggi non ha avuto acqua potabile, servizi igienici, elettricità. Ora qualcuno, desideroso di tornare a coltivare la propria terra, fertile e generosa, prova a far crescere qualche pomodoro, in corsia.

Colpiscono, come sempre, i disegni dei bambini che hanno raccontato la guerra dal loro punto di vista.



Oggi a Isani arrivano 200 nuovi sfollati. Qui la paura sembra non essere passata.

Sergio

sabato 29 agosto 2009

Vita da Redes

Giovedì 20 agosto…2 settimane esatte dal nostro arrivo. Passati i giorni del totale spiazzamento, della full immersion nella preparazione di attività e di uno spettacolo teatrale, delle paure degli insetti, dell’acqua contaminata e del clima non sempre facilmente sopportabile, arriva forse il momento di dare spazio a qualche pensiero che aiuti a metabolizzare il nostro essere qui. In questo mese Redes sta lavorando sulla sensibilizzazione alla pulizia, alla cura dell’ambiente, al riciclo…e ai cantieristi, è stato chiesto di fare uno spettacolo teatrale (soprattutto per bambini) da portare in giro per sensibilizzare o dare semplici spunti di riflessione su questo tema.
Oggi i nostri primi “spettacoli teatrali” (se così li vogliam chiamare) all’interno di Redes. Scopriamo che le fatiche di settimana scorsa hanno portato ad un lavoro che piace ai bambini ed agli adulti e non possiamo che ringraziare le grintose persone dell’area del “trabajo social” in Redes che hanno placato le inevitabili perplessità che alleggiavano nel gruppo: parlare di riciclaggio, pulizia, spazzatura, medio ambiente in una maniera divertente (che vada bene soprattutto per i bambini…ma non solo) a persone che vivono attaccate alla “chureca” (discarica) e che in molti casi lavorano raccogliendo rifiuti per poi pulirli e rivenderli, non ci sembrava una cosa molto semplice. Stamattina…sentire ridere le mamme e vederle attente è stata una sorpresa di cui forse abbiamo colto la potenza solo nella tarda mattinata grazie anche alla chiacchierata con Mari Carmen che ci ha aiutati a “intuire quanto è raro veder comparire il sorriso su quei volti che vanno assumendo tratti sempre più familiari anche per noi. Le storie di vita raccontate da Eli e Mari Carmen diventano piano piano persone reali, volti concreti, spesso dagli occhi tristi, ma che trasmettono una forza che a volte non sembra umana.

Antonella Somma

venerdì 28 agosto 2009

Voglio andare a vivere in campagna...

Dopo i cantieri della solidarietà ho deciso di rimanere in R.Moldova e sinceramente non sapevo che cosa avrei fatto. Ho avuto 2 settimane di riposo e di solitudine assoluta a Chisinau e dopo i cantieri è stato pesante perchè mi sono ritrovato da un giorno all'altro ad avere giornate super intense ad avere giornate super vuote!!

In queste 2 settimana sono riuscito con mia grande felicità ad andare ancora una volta a vivere in campagna per qualche giorno. Ero già stato nel periodo di pasqua a Sadaclia e questo volta sono andato a Firladeni, un altro villaggio della R.Moldova. Ma ci sono andato col chiaro intento di lavorare; non volevo passare 3-4 giorni con le mani in mano, non c'è l'avrei fatta!

E' così è stato!! Ho pitturato assieme ai moldavi che mi hanno ospitato un cancello di legno nuovo di zecca; 350 stecchetti di legno da fargli la punta bianca e il resto di colore azzurro.
Siamo andati a pulire dal letame il recinto dove stavano le capre. Siamo andati per 3 volte al giorni a raccogliere il latte che veniva munto dalle dalla capre. Alle 8 di sera dovevamo andare a recuperare la vacca che era andata al pascolo. Ho pure viaggiato su un carretto trainato dal cavallo.
Insomma alla sera alle 10 ero già a letto, e non ho mai dormito così bene come in questi giorni!!


Io e Oleg che pitturavamo il cancello di legno!


Durante il giorno le pause birra erano d'obbligo e il papà del mio collega moldavo che mi ha ospitato ci carburava con 2 bicchieri di birra ogni due ore, in modo che potessimo dipingere al meglio il cancello! La mamma invece ci preparava delle deliziose tavolate con cibo di ogni sorta: zuppe, pasta, formaggio, carne, verdure e vino ovviamente.

Uno dei giorni che ero a Farladeni era anche il mio compleanno e oltre alla birra solita del lavoro ogni tanto mi toccava brindare per la mia nascita con personaggi del paese sconosciuti ma che volevano anche loro festeggiare con me il mio compleanno con un bicchiere di vino!

Son stati 4 giorni che dimenticherò difficilmente, non solo per il lavoro, ma anche per la bella gente che ho conosciuto e per la calorosa ospitalità che mi hanno riservato. E' anche vero che non sono arrivato come un perfetto sconosciuto, sono arrivato assieme al mio collega moldavo di lavoro che mi ha presentato i suoi genitori e alcune persone del paese, però mi piace pensare che in ogni caso sarei stato accolto in questo modo, come se fossi anche io del villaggio di Farladeni!


Il carretto!

mercoledì 26 agosto 2009

Incontri....

Quando ero sull’aereo per arrivare a Chisinau, ho incontrato un uomo che mi ha detto che quindici giorni in Moldova mi sarebbero bastati per capire che cosa era questo paese, soprattutto uscendo dalla città e andando verso i villaggi. Io non so ancora che cosa ho capito, che cosa no e che cosa rimarrà in sospeso perché, come tutte le esperienze forti, ho bisogno di tempo per elaborare. Una cosa però l’ho capita..nonostante tutte le esperienze che possiamo fare a contatto con la povertà, con la sofferenza, con un altro mondo non potremmo mai riuscire a capire che cosa porta un uomo ad abbandonare tutto e rischiare perché la nostra sarà sempre e comunque una scelta e noi sappiamo di avere sempre una base sicura dove tornare, il nostro paese. Per quanto riguarda il resto percepisco di aver incontrato un altro mondo, inteso nel senso pregnante del termine. Questo si avverte appena arrivi nei villaggi, dall’aria che respiri, dall’odore della terra, dalle anime che incontri attraverso gli incroci di sguardi.

Incontri con gli altri. Beh che dire di questo, a volte le parole sono limitate (o forse le mie) non è possibile esprimere l’immensità che può rinchiudere l’incontro, anche se di un attimo. In questo incontro con l’altro c’è l’incontro con chi ci ha accolto a braccia aperte, anche se non fisicamente: ovunque noi andassimo con i bambini, con gli anziani o per le strade del villaggio faticavi a trovare qualcuno che ti respingesse. Certo noi eravamo la novità del momento, ma che dire dell’accoglienza quando ci offrivano quello che avevano, un bel pezzo di formaggio e un bicchiere di vino (e se non stavi attento, diventavano due o tre o anche quattro e fermiamoci qui).

Incontri con occhi che sorridevano o altre volte con occhi che erano in attesa di chissache, probabilmente della morte. Ricordo ancora nettamente la sensazione che ho provato quando, durante la prima settimana a Ucrainka, sono andata a fare attività sociale a casa di una donna anziana…ho ancora impresso negli occhi lo stato di abbandono di quell’abitazione e di quella donna e nelle narici l’odore che riempiva quelle stanze, le mosche. Ricordo di essermi immaginata un giorno qualunque di quell’anziana totalmente sola e disillusa, la ricordo seduta sull’uscio di casa ad aspettare qualcosa, forse la morte. Dall’altra parte, invece, ricordo la donna che siamo andati a visita quando eravamo a Coscalia, nonna Mina, e ricordo lo sguardo vivo, il sorriso e la percezione che quella casa fosse viva.

E poi che dire incontri con i compagni di viaggio..e qui le parole faticano a venire alla mente..a volte piango dentro me stessa per i ricordi che mi legano ad ognuno di loro, ai loro occhi, ai loro sorrisi. Però le mie non possono essere lacrime tristi, di rimpianti, ma lacrime di felicità perché so nel profondo di me stessa che ho avuto la fortuna di aver incrociato altre anime e che dire.. alla fine non i soldi, le case, gli oggetti ma sono gli incontri che rimangono…e a volte si percorre una vita intera alla ricerca di questo tipo di incontri…grazie.

E’ forse questo quello che sono sicura di aver portato a casa da questo paese: gli incontri.

Elisa
Cantiere della Solidarietà - R.Moldova


"Facem un cerc" - Facciamo un cerchio
Un momento delle attività coi bambini di Coscalia

lunedì 24 agosto 2009

17 agosto

Allungo il passo per superare un rigagnolo di acqua fetida e sono già dentro la casa del nostro amico nicaraguense. Alle mie spalle si richiude un rudimentale cancello di filo spinato e sacchi neri. “Buenos dias, que tal? ”. È il nostro approccio tipico, un po’ timido ma nello stesso tempo desideroso di penetrare nella quotidianità di questa famiglia. Nonostante l’accoglienza sia cordiale, leggo negli occhi di M. un senso di vergogna e imbarazzo. Mentre le parlo, armeggia mestamente con alcune manciate di fagioli, decisamente troppo misere per essere l’unica portata della cena. La pentola sta già bollendo, e il fuoco che l’alimenta getta tutto il fumo dentro la piccola stanza, rendendo l’aria irrespirabile. Mi si stringe il cuore a pensare che questo è il posto in cui vivono; un ammasso di lamiere e cartone costituiscono i muri portanti dell’abitazione, delimitando il perimetro di un unico ambiente in cui cinque persone dormono, mangiano e trascorrono la maggior parte del proprio tempo. Sul pavimento, in realtà nient’altro che terra battuta, un materasso serve da letto per tutta la famiglia.
La vista di una fila ordinata di stoviglie su di una mensola fa nascere un sorriso sulle mie labbra: un piccolo segno di cura e attenzione quasi inaspettato, che risalta rispetto al resto dell’ambiente. Allo stesso modo, nell’angolo, un pila ordinata di vestiti, raccolta dentro uno scatolone.
La mia visita è un’occasione per seguire questa famiglia nel “progetto latrina”: lo scopo è controllarne lo stato, ed eventualmente fornire spiegazioni e indicazioni per la manutenzione e il miglioramento delle condizioni igieniche generali.
Parte delle nostre mattinate è dedicata alle visite domiciliari alle famiglie. Entriamo in contatto con una moltitudine di storie diverse, accomunate dalla stessa realtà, ma tuttavia è impressionante notare come possano esistere differenze tanto nette anche nella povertà.
Ritornando verso la mia casa nica, mi viene da pensare che sembriamo appartenere proprio a due mondi diversi. Diverse le risorse, diverse le possibilità, diversi gli orizzonti e le prospettive per le proprie vite. Ogni mattina, la maggior parte di loro non può permettersi di pensare ad altro che al giorno presente, così da vivere senza ambizioni e progetti per il proprio futuro.
Mentre noi possiamo programmare le nostre esperienze, pianificare i nostri studi, immaginare nuove esperienze. In poche parole, fantasticare sul nostro futuro.
Ogni visita al barrio è quindi ogni volta un’emozione molto intensa, che genera in me disorientamento e confusione. Talvolta anche un po’ di rabbia.
Dopo ogni giornata però, possiamo tornare nelle nostre oasi di pace, il Guis e Redes.
Sono due strutture curate a partire anche semplicemente dall’aspetto estetico, poiché colorate e piene di verde, ma soprattutto per l’impegno nel lavoro e l’attenzione verso i ragazzi. Questi infatti possono godere di progetti studiati su misura da un personale preparato e disponibile, hanno spazi per il gioco inesistenti nel barrio, e, per quanto possa a noi sembrare scontato, hanno due pasti giornalieri assicurati. Sforzi ripagati da un sorriso sempre presente sui loro volti.

Anna e Fabio

..... "il mal di casa"

Hai presente chi viaggia per mare, che dopo aver vissuto sulla barca in preda alle onde, si trova in difficoltà a tornare sulla solida terra ferma? Lo chiamano “mal di terra”.
Così mi sento oggi, a dover tornare in equilibrio alla vita normale di tutti i giorni, dopo aver vissuto l’esperienza dei cantieri in Moldova.
Sono inquieto e non riesco ad abituarmi alla casa, alle comodità, alla famiglia premurosa, alla routine, al ritmo incessante della città, del lavoro. Alle preoccupazioni, al pensare per forza al domani e al dopo domani, e a misurare il tempo. Al vivere ordinato in una casa che ora sembra troppo grande, che risuona di silenzio e vuoto. A parlare con chi ti conosce da sempre ma non riuscire a trasmettere e condividere ciò che hai vissuto.
Vorrei essere ancora a Ucrainca, o a Coscalia, e continuare a vivere delle cose semplici, e della gioia di un sorriso, di un abbraccio. Ad avere amici sempre intorno, agli sguardi curiosi e benevoli, ad essere accolti a braccia aperte da chi non ha niente eppure ti offre tutto. Ad aiutare chi è solo, e sperimentare che quello che ricevi in cambio è sempre di più di ciò che hai dato. A lavorare insieme e di nuovo giorno per giorno, con le proprie mani e senza grandi progetti da rispettare, e andare a letto stanchi e con la schiena a pezzi ma con cuore sereno ed il sorriso sul volto. A condividere tutto, scoprirsi simili e scoprire quanto può avvicinarti un semplice gesto, una parola, uno sguardo. A non essere giudicati dalla propria storia, dalla propria provenienza o dal cammino che ti ha portato lì, ma solo da ciò che fai lì, da ciò che sai offrire di te e ciò che sai ricevere.
A cercare di comunicare in tutte le lingue, e infine a gesti, a imparare le usanze e le tradizioni che uniscono un popolo. A mangiare pasta scotta di giorno e crusca la sera, a dormire per terra di fianco al grano, e svegliarsi all’alba con le campane.
E ritrovarsi alla sera di nuovo sui gradini, sotto le stelle, a ridere e scherzare insieme, ancora una volta…

Alfonso
Cantiere della Solidarietà in R. Moldova

domenica 23 agosto 2009

Cantiere in Moldova! Già finito???

Con un imbarazzante ritardo anche il Cantiere 1 Moldova si fa sentire all'interno del blog!! Ho pregato i miei volontari affinchè postassero qualcosa....ma li capisco...abbiamo vissuto due settimane intense, in mezzo ai villaggi della moldova, in mezzo a orde di bambini golosi di gioco, in mezzo ad anziani bisognosi e a volte dimenticati!
Servirebbe un libro intero per raccontare la bella esperienza vissuta! Forse due: uno per i volontari e uno per me che a mia sorpresa mi sono trovato dopo 10 mesi di moldova a scoprire ancora cose nuove e interessanti di questo paese che non finisce mai di stupirmi!
Un post sarebbe riduttivo e sono sicuro che le emozioni vissute sono ancora così forti che è difficile riuscire a metterle per iscritto!
Posso dirvi che abbiamo fatto ridere e divertire i bambini con 2 ambientanzioni fantastiche ( Shrek in un villaggio e Asterix/Obelix in un altro)!
Posso dirvi che abbiamo incontrato tantissime persone, anzini e non, che ci hanno accolto (a volte anche no!) e mostrato ogni volta qualcosa di nuovo della moldova.
Posso dirvi che abbiamo giocato e scherzato con i volontari moldavi che hanno collaborato con noi come se la differenza di lingua non sia mai esistita!
Posso dirvi che è stata un esperienza unica e sicuramente da ripetere i prossimi anni!
Come coordinatore voglio ancora una volta ringraziare il mio gruppo di volontari e ringraziare anche i villaggi moldavi che ci hanno accolto e dato la possibilità di vivere questa esperienza!






Quà a Ucrainca! L'ultimo giorno di attività con i bambini del villaggio!



L'ultimo giorno nei villaggi moldavi! L'ultima foto assieme al prete del villaggio prima di partire alla volta di Chisinau!

Lorenzo
Cantiere della Solidarietà in R.Moldova

Scoppi

A Beirut ogni calda sera è costellata dal rumore di scoppi. Si tratta di fuochi d'artificio, provenienti dagli alberghi di lusso che puntellano le colline dietro la città, a pochi metri dall'autostrada che la attraversa da nord a sud. Caotica, assurda, disumana. Fa strano pensare come fino a pochi anni fa gli stessi scoppi significavano paura, dolore, distruzione. Fa strano accorgersi come vita e morte facciano lo stesso rumore. Ne sei sicuro, da qualche parte qualcuno tra le quattro mura starà pensando a quei giorni, durati trent'anni. Un po' ti indigni, pensi che in certi luoghi, certi suoni debbano essere tabù, come accade per le parole. Come è possibile far festa, scherzare con queste cose? Poi ci pensi, e ti chiedi se forse la futilità non sia anch'essa un tassello fondamentale di quel mosaico complesso che è la normalità. Normalità inseguita, ricercata, sofferta. E allora ben vengano gli scoppi. Scoppi futili, scoppi di vita.

stefano

Yani...




CDS Jordan 2009...

Grazie a tutti quelli che hanno ideato, partecipato, sorriso, pianto, faticato, ammazzato ragni, mangiato sughi, giocato, corso, saltato, ballato, cantato, a quelli che si son innamorati, a quelli che si son infatuati, a chi ammazzava zanzare nella notte, a chi nella notte non dormiva mai, a gabriello, all'ultimo mostro dell'ultimo quadro ancora da sconfiggere, alle colazione dalle 7.30 alle 9.30, alla business luonge di proprietà del Ricci, ai panni da stendere, ai bagni da lavare, a Mr Abuna 'Imad, ai blog non pubblicati (hihihih), a kullu barra, ai ragazzi di Ader che non ci hanno abbandonato mai, kabir kabir, alla smezzy che si emoziona, alla Franci che sogna 4 giorni al mare, alla Cipitini/ Hudra ed ai mille felafel che si è mangiata, alle riflessioni che non finiscono mai, ai cori in controcanto, alle foto di Vale, a Vale, alla magica Lore, alla nuova Silvia senza gigia, al pollo giovanni, a quattro dita, a Laith, alla Sarina biricchina!

GRAZIE DI CUORE

sabato 22 agosto 2009

NOI, ULTIMA PARTE, FINALMENTE!!!


IL RAFFA


età: 36 anni e non sentirli...


Grande amante dei cani, soprattutto di quelli che cercano di portarsi a casa dei pezzi del suo prominente polpaccio protetto da dei pantaloni ultima moda boliviana color cacca...


Ha vinto il premio "URKUPIñA-Saltafoss 2009" riuscendo nell'intento di incastrare il proprio piede in una scatola di sardine pescate nel mare boliviano e cadendo rovinosamente.

E' l'unico vero autore del blog CDSBOLIVIA quindi tutte le meravigliose Urkupiñate escono direttamente dal gran visir neurone capo che alloggia nella sua calotta cranica chiedendosi se "c'è nessssuuuuunoooo??????"


assolutamente dentro allo stile boliviano beve cicia, mastica coca e si veste in modo improponibile (vedi foto)


E' convinto si essere un disabile in vacanza con la Valtur, dopo che i ragazzi (loro disabili per davvero) con cui lavora hanno pensato di dargli coraggio ogni volta che riusciva a capirli

venerdì 21 agosto 2009

Noi parte VIII


Mariella

età 28

è la coordinatrice loquace!A differenza della timida Martina si presta a sproloqui snervanti per il gruppo ma almeno ha metodi più dolci della sergente di ferro Martina.

Colta e preparata su ogni argomento, potrebbe parlarvi per ore della storia della Bolivia o delle dominazioni Incas.

In questi giorni è un pochetto triste perchè Rodrigo, il boyfriend brasiliano, è rientrato in Brasile (fino a pochi giorni fà era in Bolivia!)..che altro dire..promossa a pieni voti

Noi parte VII


Daniele

età 21

segni particolari: l'unico ad avere i fermenti lattici con 24 miliardi di cellule vive estratte da ceppo umano !!
E' il fotografo del gruppo, lo troverete in autobus, in chiesa, nei centri, in bagno con la sua reflex digitale ad immortalare ogni piccolo movimento!
Buona forchetta..se metà del budget Caritas è destinato alla capessa Martina, un buon 2/3 serve per alimentare il fanciullo..fotografare deve mettere appetito!
Esperto di informatica, riuscirà ad entrare nei vostri PC senza problemi, amici tremate!
Voto 9 con riserva

Martina per Radio Marconi

La senti pigiando qua.

mercoledì 19 agosto 2009

Noi Parte VI


Francesca
Età: 23.
Segni particolari: non conosce una parola di spagnolo ma abilissima a coniare una nuova lingua Italo-Quqchua-Aymara-Ispanica ogni qualvolta se ne presenti l'occasione. Da dizionarioteca il suo " DONDANDATE? ". Con la gestualità riuscirebbe a comunicare anche con un alieno; il bello è che se non capisci la sua forma comunicativa esce dai gangheri.
Ogni tanto la si può vedere in trans in strane asane yogao a testa in giù nel parchetto giochi attorniata da bambini basiti.
Sta cercando da quasi 26 giorni di terminare un libro (fra l'altro noiosissimo) ma è sempre alla penultima pagina!
Quando lava i panni occupa tutti gli stendini di Ciudad del Nino (ci vivono 500 persone ma è un dettaglio). Espertissima tagliatrice di cipolle riesce a tagliarne in quantità industriali senza versare una lacrima: mah!

Noi parte V


Marta
Età: 32;
anche se non sembra è la nostra profe di Educazione.. Fisica... di esercizi fisici da quando è qui ne ha fatti ben pochi, se non allenarsi contro l'ormai noto Montetzuma.
Conosce la formula dell'anticostipazione: misterioso pillolone marrone che, a suo dire, dopo pochi minuti dall'ingestione promette scintille in zona bagno!
Come una cavalletta impazzita ha svaligiato il settore artigianato della Cancha (noto e ordinato grande magazzino boliviano) acquistando ogni genere di gingillo: dall'orinatoio in pelle di lama fino al compricambio in pelliccia di animale non ancora identificato.
Segni particolari: irrascibilità accentuata a seguito dell'ormai noto ritardo cronico boliviano. Se accade prende il via una strana metamorfosi, il pelo le si rizza ed inizia ad ululare.

Sketches of Lebanon...

Vorrei fare con te quello che il ghiaccio fa con i piselli …. o ai bastoncini del capitano Findus? Forse non lo sapete ma in Messico si dice così.

Dbayeh, il mare mediterraneo davanti a me, l’aria calda e inquinata di Beirut, il traffico ogni mattina verso nuovi luoghi da scoprire. Siamo anche noi stranieri in queste terre, lo sono anche loro da più di cinquanta anni.

Non è la povertà che mi colpisce, ne la condizione delle loro donne a volte coperte dalla testa ai piedi mentre io soffoco dal caldo con le mie veste da forestiera. Loro non esistono. O meglio, vivono in questo limbo chiamato ora Libano, domani Israele dove la loro vita trascorre senza la possibilità di un inserimento reale nella società che li accoglie. I vecchi ci parlano di un ritorno nella terra promessa. I bambini ci guardano da lontano poi da vicino, ci annusano, ci osservano e infine ci salutano con un bye bye imparato nella scuola palestinese. I giovani? Non l’ho ancora scoperto, ma nel frattempo ci rifletto dal mio balcone che guarda il mare di Beirut.

Carolina


Verso l'inizio...


Arrivati agli ultimi giorni di campo siamo tutti stanchi morti e facciamo la conta dei sopravvissuti… tra dissenteria, stipsi, distorsioni e scottature…perché l’ombrellone di paglia non filtra i raggi UV, ma le sedie di plastica sì… Eh sì, sono state fino ad ora due settimane impegnative e ricche di emozioni condivise. L’intensa esperienza di servizio e conoscenza della realtà nel Sud del Libano ha messo ko molti di noi, ma niente paura, noi si tiene duro!!!

Nella terra dei Cedri gli alberi si trasformano in sculture..da contemplare sorseggiando un succo rigorosamente al mango ..per cercare di dissetarsi dal caldo umido opprimente!!!

Un grazie al nostro Dettol che ci ha salvato in tante situazioni: come detersivo, disinfettante, disincrostante e tutto ciò che può servire per l’igiene della casa… ovvero il nostro migliore amico durante le attività di pulizia delle case del campo profughi .

Come non ricordare poi i nostri vicini di casa che ogni mattina ci svegliano puntuali alle sette di mattina a suon di picconate, martelli pneumatici e gettate di cemento per costruire l’ennesimo mostro ecologico … per fortuna lo spettacolo di vista sul mare è ancora salvo!!!!!!!


Verso la fine...