mercoledì 4 febbraio 2009

dita sporche di vernice viola: Si o No.



Il 25 di gennaio tutto si ferma: non una macchina in giro, negozi chiusi, gente per strada. Tanti che camminano perché oggi non si può circolare in macchina senza un permesso speciale.

Da tre giorni oltre alle macchine, anche gli alcolici non sono permessi per evitare che l’alcol infervori eccessivamente gli animi già caldi. Da fuori la gente sembra tranquilla, o forse un po’ rassegnata, dato che i sondaggi danno vincente il SI già da qualche settimana.


Il 25 gennaio si vota per dire SI o No alla nuova costituzione boliviana. E’ un giorno importante, in cui molti sperano in un cambio, per una nuova Bolivia. Un’opportunità, come dice il Presidente, per “richiudere le vene aperte del Latinoamerica”.

Già dalle prime ore del mattino per strada, guardando le mani della gente, si scorge quasi sempre un dito violaceo, pieno d’inchiostro: sono coloro che hanno già espresso la loro preferenza, e che poi hanno dovuto immergere il dito nella soluzione viola come segno: si può votare una volta sola e il dito colorato fa’ fede!

La sera del referendum, tutta la Bolivia è in festa. Canti, balli, musica nelle piazze e le reti televisive che, a seconda del loro schieramento politico, enfatizzano la “vittoria” per l’approvazione o la “vittoria” per l’opposizione che ha ottenuto comunque molti voti.
Nessuno scontro e (apparentemente) nessuna irregolarità, tanti osservatori internazionali
sembrano soddisfatti dello svolgimento delle votazioni.


Feste per il SI e feste per il NO.

Bolivia in festa, ma Bolivia divisa.
L’oriente vota NO. L’occidente deciso per il SI. Quattro regioni decisamente contro, quattro regioni decisamente pro. Chuquisaca resta a 50% e 50%, in bilico fino alla fine, poi qualche voto decide: è un SI al 51,54%

Verso sera il presidente Evo Morales, ottenuti i primi risultati, proclama la rifondazione della Bolivia: “Fratelli e sorelle, sono molto soddisfatto, e lo dico con sincerità, non mi dimenticherò mai questo nuovo trionfo che mi avete dato” sono le parole di Morales a La Paz, davanti ad una folla in festa.

Speriamo che questa nuova tappa della storia boliviana, che questa costituzione così innovativa che riconosce i diritti fondamentali agli “indigeni originari campesini” possa aiutare la Bolivia a diventare migliore.
Dal 25 gennaio, sarà tutto da costruire: una nuova costituzione non significa risolvere i problemi, dall’oggi al domani, ma incamminarsi verso un cambiamento che avrà bisogno di tempo.

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